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Ararat – Spedizione Scialpinistica

26 aprile – Monte Ararat, 5.137 m

La sveglia suona alle 2:10, ci copriamo con tutto quello che abbiamo, colazione, rampant e alle 3 ci avviamo nella notte, seguendo la lucina del Mecki, che era partito con Mehmet un’ora e mezza prima. Il passo è buono ma tranquillo, per cui il gruppo riesce a procedere bello compatto.




Dopo qualche ora, l’alba illumina il cielo di rosa, proiettando l’imponente sagoma della montagna sul terreno più in basso. Continuiamo a salire sul pendio duro ma regolare con un’ottima andatura, anche se a un certo punto ci accorgiamo di essere leggermente fuori traccia e dobbiamo fare un breve traverso tra i sassi coperti di ghiaccio per tornare nella direzione giusta.

A 4550 m lasciamo gli sci e indossiamo i ramponi in un panorama di rocce coperte di galaverna che ha qualcosa di surreale. L’aria è più sottile e il vento in aumento, per cui piantiamo bene gli sci, aggiungiamo qualche strato e iniziamo a salire. Da qui in poi il gruppo si sgrana un po’, ognuno a far fronte al vento, alla fatica e alla carenza di ossigeno a modo suo.

Il terreno non è particolarmente duro, per cui si riesce a fare una bella traccia che sale piuttosto decisa, ma le raffiche sono sempre più forti e “cattive”, per cui procediamo a testa bassa, concentrati sul passo successivo e sul muovere le dita per non farle raffreddare. Arrivati all’anticima, ormai a 5000 m, cominciano i cedimenti: qualcuno per il freddo, altri – proprio sull’ultimo pendio – perché per ogni passo avanti il vento ormai furibondo ne fa fare tre indietro, per cui diventa impossibile procedere. L’aria gelida e ormai molto rarefatta sembra risucchiare l’ossigeno dai polmoni, rendendo il tutto ancora più difficile. La maggior parte del gruppo però stringe i denti, fa appello a tutte le forze residue e con grande determinazione riesce ad arrivare in vetta! La soddisfazione è tanta ma il freddo e la stanchezza pure, per cui, dopo qualche abbraccio celebrativo e le foto con l’immancabile gagliardetto è tempo di tornare giù.




In discesa ci fermiamo un momento a lasciare una targa in ricordo di Massimo Minotti, ex Presidente del CAI Milano, ISA e “motore” inesauribile della scuola, mancato lo scorso anno, poi mettiamo gli sci e ci godiamo 1200 m di neve spettacolare che ci regala lunghe serpentine. Purtroppo l’entusiasmo lascia anche un infortunato, che però riesce a tornare al campo base sulle sue gambe e poi proseguirà a cavallo.

Tornati alle tende, però, la giornata non è finita: bisogna rifare i borsoni e poi scendere altri 1200 m a piedi per tornare a Doğubeyazıt. Questa è forse la parte più faticosa della giornata, in cui le ginocchia cominciano a protestare, ma alla fine arriviamo tutti giù, in un modo o nell’altro. Recuperiamo le cose che avevamo lasciato in albergo, ci godiamo un ultimo tavuk şiş e poi dormiamo tutte le tre ore di pullman fino a Van!

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