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Uscita: SA1-2005 Gita5 / Punta d’Arbola



Corso: SA1-2005
Data: 03/04/2005
Partecipanti:


Itinerario: Punta d'Arbola
Quota iniziale : 2185
Quota finale : 3235
Dislivello totale : 1050
Esposizione :
Difficolta' : BS
Localita' di partenza :
Regione :
Zona : Val Formazza

4 commenti su “Uscita: SA1-2005 Gita5 / Punta d’Arbola”

  1. ciao a tutti,
    volevo ringraziarVi per lo splendido w-end passato insieme e per l’entusiasmo con cui partecipate a tutte le gite! La buona riuscita del corso dipende moltissimo da tutto questo! alla prossima gita

    Francesca

  2. bosco, bosco, ancora bosco, ma e’ l’SA1 oppure una gita per fare legna? Alla fine qualcosa di bianco, bagnaticcio lo calpestiamo. Spero di non dover mai dormire in una truna o peggio in un igloo il mio senso estetico di architetto d’interni ne avrebbe a soffrire. Il direttore si intenerisce con il figlio della rifugista, nella notte non si sa perche’ nella stanza accanto segano pini interi. La mattina partenza con warm map all’uscita del rifugio, i meccanici mettono a punto le pelli di foca, affilano i rampant e fanno il check up completo alle centraline elettroniche (dette ARVA). 3-2-1 partenza. Lorenzo era gia’ partito ma non importa lui e’con quelli dell'”SA1 bis”. Dietro in un rumore di ferraglia si lotta per un secondo posto… la classe sei (quelli malati che pensano di essere degli dei) con 10 chili di acido lattico riescono a passare avanti a tutti ed a scegliere la traccia peggiore… quelli dietro la seguono… cosi’ ci toccano curve su pendii impossibili, maledizioni, strappi muscolari e pubalgie degne dei piu’ allenati calciatori. Miracolo, arriviamo ad una sella da cui si vede, lontana e solcata da una traccia ripidissima la vetta agognata. Mangio che senno’ manco ci arrivo a meta’. Sembra di essere a 4000 mi manca il respiro prima per la fatica, poi per la quota, infine per il panorama: gli istruttori discutono sui nomi delle cime, chissenefrega e’ bellissismo lo stesso.
    Discesa stupenda polvere firn birra. Peccato le ore con gli sci in spalla. W lo scialp. AT

  3. !e’ che alla fine gli umanisti in montagna fan sorridere, quasi tenerezza! i militanti della poesia, quelli che credono che ancora esista una bellezza obliqua senza definizione, da snidare. Questa contraddizione viva tra la determinazione della vetta, della rotta chiara e inequivocabile e il vissuto di noi i ‘senza collocazione nell’ingranaggio’ e’ vita allo stato liquido che chiede un piccolo posto per stare, una truna! In salita la mente si sgombra in un sssstt fragoroso che chiede una pace, una qualsiasi e la trova nella semplicita’ del respiro e del passo che si arrampica fiero. agnes

  4. Pagina epica. L’assoluta assenza di neve fino a duemila metri trasforma la prima parte della gita in una transumanza degna dell’Anabasi di Senofonte. Quando la teoria di stremati allievi raggiunge il rifugio deve subito cimentarsi, per questioni di overbooking, nelle costruzioni abusive con la neve. Per singolare sincretismo culturale, o forse per la difficolta’ di gettare un arco, prevale la tipologia a ‘trullo’ o ‘supposta’. I risultati sono cosi’ cosi’, ma il gestore assicura che, con l’aiuto di un geometra e qualche conoscenza in Comune, e’ tutto condonabile e ci si cava un discreto bilocale.
    Il mattino dopo, atmosfera cristallina e’ la salita perfetta. In cima, panorama ineffabile a 360 gradi. Ci si interroga: ‘Perche’ questo spettacolo ci commuove?’ ‘Qual e’ il senso della vita?’ ‘Come fa la nostra direttrice a stipare tutta la sua chioma in un normale cappellino?’. Boh! Lo scopriremo un giorno forse.
    Foto di vetta e giu’ su una neve bellissima.
    Al rientro, incursione en masse nella latteria sociale antigoriana, presa d’assalto come i forni dei Promessi Sposi: tutti a casa con i monti nel cuore e, soprattutto, sei chili di cistellino olente nello zaino.

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