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18 months
Dome de Chasseforet 3586, parco naturale della Vanoise, Francia.
Auto a 1350 nel bosco. Pas de neige, sci spalleggiati sino a ca. 2000, poi saliamo piu’ alti del sentiero a disegnare una traccia piu’ lunga ma sicura di accesso al rifugio. Qualche ravanage tra cenge, canaloni e neve molle. Rifugio solo per noi tranne qualche francese. Ottima birra e cena, cuccette carine, meno l’odore proveniente dalle latrine. Fontana con acqua di sorgente. In serata nebbia e nuvole, alle cinque del mattino stellata, non tanto freddo ma neve dura. Partenza con la frontale, rampant, canalino piu’ ripido, sbuchiamo sul ghiacciaio quanto il sole tinge di rosa le vette. Sul ghiacciaio ci leghiamo, molta neve, pochi crepi, qualche seracco. Meno tormentato della descrizione. La Dent de Parrache’ salendo svela le sue forme, bellissima montagna. Larghi spazi sino al colle, da cui senza storia in punta con gli sci. Panorama a 360°, splendido e da insolita prospettiva ai nostri occhi. Discesa rapida e molto bella sino all’imbocco del ghiacciaio, poi lunghi traversi, un forno di neve molle e pendii infidi, il gruppo si fraziona in due, i pareri talora divergono, fatica per chi traccia, poi troviamo neve piu’ trasformata e finalmente ne usciamo. Ancora qualche bella curva, e dopo un test di serpentina sul prato rimettiamo gli sci sullo zaino, felici di avere scambiato la ricerca arva per esercitazioni di mezzi poldi nella gradevole location del boschetto delle auto.
Ottima gita, ambiente selvaggio.
Nicola
Una gita questa con tante novita’…
Innanzi tutto il confortevolissimo torpedone di Costantino (attrezzato oltre che di Costantino medesimo di un numero di attrazioni non indifferenti che non rivelero’)
E poi Maddalena mimetizzata da Francesca mimetizzata da Maddalena (chi era quella vera?)
E il Mechi (o Meki? Mechy? Mequi?) che ha festeggiato il compleanno abbordando aggressivamente l’altra Francesca (quella che mangia i cohomeri).
Nuovi anche i 700m di salita con gli ski nello zaino sotto un sole africano (questi pero’ non li invitiamo piu’, abbiamo gia’ dato…)
Anche nicola per l’occasione ha provato un costume nuovo da BinLaden, sempre canarino comunque.
E poi il Poldo, un compagno da cui ormai non ci separeremo mai piu’.
Tra i deja vu invece abbiamo avuto le discussioni sulla via (perche’ la traccia cosi alta? ma dai, scendiamo… muoviamoci pero’… io non capisco! …), le amnesie da nodo, il brodino al rifugio e la consueta simpatia di tutti. Alla prossima!
Mauro
Si’,si’, ottima gita, ambiente selvaggio e anche di fronte a qualche faticosa ed imprevista difficolta’ in piu’ nel complesso gli allievi reagiscono bene.
Allievi che assai diligentemente si preparano all’uscita (anche la barba!), desiderosi di guadagnare altitudini vieppiu’ maggiori e di imparare e sperimentare tecniche alpinistiche sempre piu’ complesse.
Le cose (per me) piu’ emozionanti: uscire alle 4.00 (eh gia’, c’e’ sempre qualcuno che si alza prima…)e godere dello spettacolo del firmamento attraversato dalla Via Lattea, sbucare in vetta e trovare il Bianco dall’altra parte, scambiare sul sentiero del ritorno quattro chiacchere con un anziano che, nonostante l’eta’, in compagnia del fido cane saliva “almeno” a sbirciare le cime: quando si dice la montagna nel cuore.
Buona settimana a tutti, Ilaria
Postilla.
Non e’ un’OSA, neanche stiracchiando la valutazione. Nel briefing collettivo post-gita ci siamo detti BSA come valutazione complessiva: nessun pendio oltre i 30°, parte alpinistica limitata al ghiacciaio ma senza mai usare piccozza e ramponi; certo la vastita’ del plateau glaciale lo rende pericoloso in caso di scarsa visibilita’, la delicatezza dei pendii sotto il lago richiedeva attenzione e pazienza nell’indovinare la traccia migliore e rispettare le distanze, ma sempre di BSA si tratta.
Saluti a tutti.
Nicola
Splendida gita quella che ci ha visto impegnati in questo weekend francese!
Di che cosa ci si puo’ lamentare?!…probabilmente solo della puzza indescrivibile
che dalle latrine del refuge de l’arpont giungeva alle nostre narici proprio dall’ora di cena!
A parte questo piccolo inconveniente pero’, penso che i due giorni non sarebbero potuti
andare meglio.
non ho parole per descrivere l’itinerario (davvero splendido) quindi
non ne parlero’.
Posso invece dire qualcosa su cio’ che, a mio parere, questa gita ci ha dato.
Mi sembra che questi due giorni hanno dimostrato la forza del nostro gruppo:
non penso sia facile arrivare in 25 persone eterogenee tra loro,dopo un dislivello non indifferente e su terreno non facilissimo,
in cima ad una montagna alta 3586 metri.
Per non parlare poi dei tratti sci in spalla e di quelli con neve marcia che avrebbero sicuramente scoraggiato
altri scialpinisti piu’ raffinati o meno allenati che dir si voglia.
Dunque se qualcuno aveva ancora dei dubbi sulle nostre potenzialita’ penso che ora puo’ stare sicuro…
Adesso una lunga traversata in quota con pernottamento a 3160 e poi il famigerato 4000!
Forza ragazzi che il bello ci aspetta!
Mario
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